Notare scritto su un cartello stradale o su una mappa una parola che finisce con -sa (-사) significa sicuramente leggere il nome di uno dei molti templi buddisti della Corea del Sud. Edifici religiosi, dai tetti dalle strutture armoniose, ricoperti di mattonelle grigie e coloratissime costruzioni in legno dipinto, che si trovano piantati in mezzo ai palazzi delle moderne città, creando un interessante contrasto storico e architettonico di forme e colori, o costruiti alla base e sulle cime delle bellissime montagne del paese o sulle coste della penisola.
Breve storia del buddismo nella Corea del sud
La storia del buddismo ( “불교” bulgyo nella lingua locale) nella Corea del Sud è piuttosto interessante:
introdotto nel 374 (circa 800 anni dopo la morte del Buddha storico), durante il “Periodo dei Tre Regni”, da un monaco cinese mandato dall’imperatore Fu Jian con l’intento di stabilire migliori rapporti culturali fra i due paesi, una volta arrivato nella penisola coreana, incontrò e affascinò il Re Sosurim dell’impero Goguryeo. Nel 375 il monarca fece costruire il primo tempio buddista della Corea (성문사 – Seongmunsa) e proclamò la dottrina del maestro spirituale asiatico come religione ufficiale.
Nello stesso periodo, nell’anno 384, un monaco proveniente dall’India iniziò ad insegnare il buddismo nel regno di Baekje, dove il re Asin proclamò: “la gente dovrebbe credere nel buddismo e cercare la felicità”.
Non tutta la penisola coreana però fu influenzata dall’introduzione di questa nuova dottrina/religione durante quel tempo, infatti il regno di Silla divenne buddista solo un paio di secoli più tardi.
Per centinaia di anni, anche durante le dinastie successive, il buddismo convisse con le altre religioni/discipline praticate nel paese: confucianesimo, sciamanesimo, animismo e taoismo. Si iniziarono a costruire templi, altari, pagode e a produrre sculture e dipinti sacri in tutta la Corea.
Molti monaci iniziarono a viaggiare in Cina per apprendere nuove conoscenze e studiare gli antichi testi traducendoli poi in coreano, alcuni si spinsero sino in India per trovare le fonti più autentiche.
Diverse scuole di pensiero nacquero nella penisola coreana e si iniziò a sviluppare un nuovo tipo di Buddismo, con il tentativo di risolvere quelle che erano considerate incongruenze legate alla sua forma cinese Mahayana. Questo nuovo approccio di fattura coreana è conosciuto come Buddismo Tongbulgyo – 출처 (“Buddismo unificato”).
Elementi tipici di un tempio buddista nella Corea del sud
I templi della Corea del Sud, sebbene diversi l’uno dall’altro hanno delle caratteristiche strutturali e concettuali simili.
L’accesso è tramite il Iljumun – 일주문 o “Portale a un pilastro”, che delimita l’area sacra da quella profana. Un tetto di tegole grigie sorretto da due o quattro pilastri rossi in linea, che se visti di lato sembrano essere uno unico: a rappresentare l’illusorietà della vita terrena dove le cose non sono sempre come appaiono.
Di solito nella parte alta della colorata porta si trova un cartello in legno scuro riportante in bianco (o in giallo) il nome del tempio, in caratteri cinesi tradizionali.
Si entra nel cortile del tempio passando per un altro portale, il Sacheonwangmun – 사천왕문 o “Portale dei quattro re celesti” con le statue delle 4 divinità dallo sguardo feroce a guardia dei 4 quadranti del paradiso:
- Il Re Vaisravana, il capo dei 4, dal colore giallo (o anche verde) difende il Nord, con l’ombrello (o a volte uno stupa) nella mano destra. Un simbolo che nella tradizione buddista rappresenta protezione e sovranità.
- Il Re Virudhaka in blu, che protegge con la sua spada il Sud.
- Il Re Dhrtarastra, dio della musica, colorato di bianco lo si nota con lo strumento musicale a 4 corde chiamato “pipa”, a Est, col quale controlla il tempo.
- Il Re Virupaksa, in rosso, con un serpente o drago (simbolo di cambiamento) in una mano e una perla (simbolo di omogeneità) nell’altra. Destinato all’Ovest.
Le imponenti statue, o a volte dipinti, sono qui per scoraggiare e sottomettere gli spiriti malvagi.
Uno degli edifici principali è il Beopdang – 법당 è la “stanza del Dharma”. Al centro della parte posteriore della sala, davanti alle statue del Buddha, si trova una piattaforma rialzata da dove i monaci anziani predicano e leggono i testi sacri di fronte ai fedeli e agli altri monaci. Qui è dove si tengono le preghiere, le cerimonie e i canti.
Il Daeung-jeon – 대웅전 o “la stanza del grande eroe”, l’eroe in questione è il buddha storico: Siddhartha Gautama. È la stanza principale e cuore del complesso religioso, che ospita le immagini dei Buddha più importanti dei templi della Corea del Sud.
Di solito al centro si trova la statua del Buddha, seduto a gambe incrociate, riconoscibile dalla mano destra sul suo ginocchio, col palmo verso il corpo, che punta verso il basso. Un mudra che “richiama la terra ad essergli testimone”, immagine legata ad uno degli avvenimenti della vita del maestro spirituale, quando richiamò la terra in aiuto contro le tentazioni della divinità della morte e del desiderio Mara. Di fianco, anch’essi seduti nella posizione del loto, ci possono essere due bodhisattva (di solito della saggezza e dell’insegnamento, ma la triade può anche averne di differenti) o il budda del passato e quello del futuro.
La stanza è di solito la più decorata, sia all’interno che all’esterno, di tutto il complesso del tempio. Si trovano immagini e sculture di draghi, uccelli, guardiani, monaci famosi, motivi floreali e dipinti riportanti la vita del Buddha.
Non può mancare il Jonggo – 종고 o “torre della campana”, che è l’edificio contenente i “4 strumenti”, suonati percuotendoli, per dare pace e liberare le creature senzienti:
Il Beomjong la campana per i vivi, il tamburo Beopgo per i defunti, il pesce carpa di legno Mokeo per le creature acquatiche, Unpan il piatto di metallo per gli esseri dell’aria.
Di solito usati per scandire le ore al tempio, richiamare i monaci all’ora dei pasti e dei riti.
Altro edificio che si trova comunemente nel complesso dei templi della Corea del Sud è il Myeongbu-jeon – 명부전 o “Sala del giudizio” con al centro la statua del bodhisattva Kshitigarbha, dalle sembianze di un monaco, che ha deciso di non entrare nel Nirvana finchè tutti glie esseri umani non avranno raggiunto l’illuminazione, aiutandole nel percorso. Sono inoltre rappresentati i “10 re celesti”. I defunti, secondo la credenza coreana, una volta lasciato il copro passano per il giudizio di questi re, che decidono sul loro destino in base a come hanno vissuto la vita terrena. I parenti del morto vengono qui a pregare e tenere cerimonie chiedendo al bodhisattva Kshitigarbha di aiutare e protegge il loro caro nel viaggio.
Inconfondibile per la sua forma a torre a più livelli e per bellezza è la Pagoda nel cortile principale, possono essere di diverse dimensioni e materiali, più o meno elaborate, a volte sono edifici altre solo strutture a sviluppo verticale.
Contengono solitamente reliquie di santi e monaci importanti.
Le pagode tradizionali della penisola coreana sono costruite in pietra (generalmente granito), le prime ad essere state innalzate risalgono al VII secolo durante il regno di Baekje. Ma sono anche presenti pagode costruite in legno.
Nahanjeon – 나한전 – la stanza dedicata agli “Arhats”, gli adepti del Buddha che hanno raggiunto l’illuminazione distruggendo avidità, odio e ignoranza e sono entrati nel Nirvana. Qui si trovano le statue a loro dedicate.
Sansingak – 산신각 – il “santuario dei tre saggi” dedicato alla divinità dell’Orsa Maggiore, al Saggio Eremita e al Dio della Montagna. Si può trovare un altare dedicato a solo uno di loro oppure a tutti e tre. Legato alla tradizione sciamanica che è stata incorporata in parte nel buddismo coreano, si prega in loro cospetto richiedendo grazie, longevità, fortuna…
Nel complesso spesso si trovano edifici adibiti a foresteria monastica, dove monaci e devoti vengono ospitati.
Pungsu-jiri: l’esatta posizione dove costruire un tempio buddista della Corea del sud
Le architetture sacre non sorgono in un punto qualsiasi, ma viene indagato l’esatta posizione geografica, in armonia con le forze della natura, sul quale iniziare a costruire il tempio. Per trovare tale sito si seguendo i principi del pungsu-jiri: la versione coreana del Feng Shui cinese, sviluppata dal Maestro Doseon (intorno al 900) che studiò e adattò i dettami dell’arte geomantica della vicina Cina alle tradizioni spirituali e culturali e alla conformazione del territorio del suo paese.
Il pungsu-jiri rappresenta un metodo di divinazione dove si studiano le forze e i flussi della terra relativi al territorio, trovando bilanciamento e armonia fra di essi che risulteranno propizi per la costruzione del tempio. Principi che vengono applicati anche ai palazzi reali, tombe imperiali, villaggi, campi e ad altre costruzioni.
Quindi quando stai visitando uno dei templi buddisti della Corea del Sud sei in un luogo sicuramente speciale!
Dancheong: l’arte delle decorazioni usate nei templi buddisti della Corea del sud
I colori vivaci di tetti e sottotetti, di porte e finestre, dei pilastri e delle mura che compongono l’architettura dei templi e i loro motivi geometrici e floreali creano delle meravigliose decorazioni che seguono gli schemi del “dancheong”: l’arte che da millenni viene rispettata per abbellire le strutture di legno degli edifici sacri, palazzi reali e alcune abitazioni. Basata su prestabiliti disegni simbolici e su 5 colori principali legati ai 5 elementi: rosso-fuoco, blu-legno, giallo-terra, bianco-oro e nero-acqua.
I vari colori e disegni erano utilizzati in diverse costruzioni in base alle differenti posizioni sociali.
Oltre che a decorare magnificamente gli edifici, le vernici proteggono anche il legno delle strutture dalle intemperie.
I templi della Corea del Sud si trovano un pò ovunque e una visita ad almeno uno di essi per farsi un’idea di quel che rappresentano sia a livello architettonico che artistico e storico ne vale davvero la pena.
Se ti trovi a Seoul puoi visitare, nel centro della capitale coreana, il tempio Jogyesa (조계사) appartenente all’ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova a pochi minuti a piedi dalla stazione Anguk della metropolitana, sulla linea arancione.
Se ti trovi a Busan noon perderti il bellissimo tempio Haedong Yonggung, costruito sulle rocciose coste del sud della penisola.
Se sei dalle parti di Sokcho c’è l’interessante tempio Naksansa. Su una collina che si affaccia sul mare.
Uno dei più importanti e visitati dai turisti è il tempio Bulguksa a Gyeongju.
Numerosi altri templi della Corea del Sud sono sparsi lungo le coste o alle basi e sulle cime delle bellissime montagne della penisola coreana. A volte lanciarsi all’avventura per scoprirne qualcuno di nuovo è un’ottimo modo per fare esperienza del paese asiatico!