• Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Racconti


Viaggiare a tempo indeterminato comporta una rigorosa autodisciplina economica, si deve imparare a gestire al meglio il proprio denaro. Per rimanere in giro per il mondo per lunghi periodi si deve risparmiare il più possibile. Una regola applicabile anche alla vita di tutti i giorni: pare scontato ma il miglior modo per continuare ad avere soldi è evitare di spendere il più possibile il denaro in cavolate e soprattutto evitare i debiti. Non fatevi trascinare dall’impulso di comprare cose inutili!

Ci sono posti più economici di altri, soprattutto qui in Asia dove la maggior parte dei paesi del Sud-Est sono a buon prezzo mentre spostandosi più verso Est ( Taiwan, Corea del Sud e soprattutto Giappone) i prezzi salgono, fattore legato ad un costo della vita maggiore. Di solito i viaggiatori zaino in spalla che viaggiano per mesi o anni sono più presenti in posti come Thailandia o Vietnam e vanno a diminuire spostandosi verso il Giappone.

Un primo modo per risparmiare è trovare sistemazioni economiche, come guest house con stanze basiche (ma spesso belle) o ostelli dove si dorme in camerate con altri viaggiatori.

Altro modo per risparmiare viaggiando è evitare ristoranti internazionali o lussuosi, utilizzando cucine locali che di solito sono buone ed economiche. Cercando di fare attenzione a cosa si mangia, capita anche nelle piccole tavole calde che vengano aggiunte troppe schifezze chimiche.

Il terzo fattore che influenza le tasche di un viaggiatore è rappresentato dai trasporti. Si possono scegliere di solito fra varie classi di treni o autobus e optare per taxi collettivi condivisi con altri viaggiatori. Si può viaggiare su mezzi un pò più lenti e un pò più scassati ma la soluzione più economica, tolto lo spostarsi in bicicletta o l’andare a piedi, è l’autostop. Non lo considero solo un metodo per chiedere un passaggio, ma è per me soprattutto una piacevole avventura e un modo per socializzare con la gente del posto facendo incontri davvero interessanti!

Viaggiare in autostop mi ha sempre trasmesso una sensazione di totale libertà: non si hanno orari, non si sa a che ora si parte o quando si arriva, non si sa chi sarà a darti un passaggio, non si sa se il tragitto sarà breve o la distanza percorsa sarà fino a destinazione, non si sa neanche bene dove si arriverà! Si deve lasciare andare ogni preoccupazione e farsi trasportare dalla fortuna verso la meta.

Taiwan è uno dei paesi dove è stato più semplice ed utile attuare questa “tecnica”, che purtroppo so non possa essere consigliabile per motivi di sicurezza, ognuno si assume i rischi delle proprie azioni!

I trasporti sono più cari sull’isola di Taiwan rispetto a quello che ero abituato a pagare nel resto dell’Asia che avevo visitato. Quindi quando mi capitò di dover decidere come affrontare i vari spostamenti per visitare il paese decisi di dare retta ad un viaggiatore che arrivò in ostello in autostop e che mi consigliò di provare a mettermi in strada e tentare la fortuna.

In quest’esperienza indimenticabile che mi ha portato a viaggiare per tutta l’isola taiwanese utilizzando solo l’autostop la parte più difficile è stata trovare un pezzo di cartone e scriverci sopra (o per meglio dire…disegnarci) il nome della prossima destinazione nei caratteri cinesi, qui parlano mandarino. Il solo piazzarsi in strada ed alzare il pollice e aspettare che qualcuno si fermi per dare un passaggio non è un segno di richiesta sempre inteso come ci si aspetterebbe da noi in Europa.

La grafia asiatica richiede uno sforzo di attenzione: non è facile rispettare le proporzioni dei segni che compongono gli ideogrammi, ma il risultato finale ottenuto di solito è stato piuttosto buono! Soprattutto considerati i pollici alzati e i sorrisi di consenso ricevuti dal personale locale delle receptions dei vari ostelli che stavo per lasciare al momento della richiesta di un parere sulla leggibilità del cartello appena terminato.

Di solito non si inizia a fare autostop in città, si deve quasi sempre prendere un mezzo di trasporto pubblico per uscire dal traffico del centro e recarsi il più possibile vicini alle entrate di una delle superstrade o autostrade.

Solo un paio di volte sono riuscito a fermare delle macchine di fronte all’ostello dove ho pernottato, come è capitato a Dulan, nella costa Est di Taiwan. Il paesino è attraversato dalla strada principale che porta da Nord a Sud. Da qui è stato semplice trovare un passaggio fino a Hualien, datomi da un simpatico ragazzo che stava tornando a casa a Taipei che mi ha portato a destinazione.

La cosa più interessante di essere caricati dai taiwanesi è che di solito chi sta guidando inizia anche a prendersi cura di chi si è preso in macchina. Non è solo un andare dal punto A al punto B, ma spesso diventa una visita guidata della zona attraversata. Mi è capitato diverse volte di essere stato accompagnato in qualche luogo un po’ fuori destinazione per visitare qualche attrazione locale, come quando una famiglia mi ha chiesto di unirmi a loro per una visita in un museo marino della zona per poi finire la giornata assieme su una bella spiaggia vicina, prima di essere portato a destinazione. Spesso mi è capitato che ci si fermasse a fare colazione o a pranzare assieme agli occupanti della macchina. Capitavamo diverse volte in zone poco frequentate da turisti, scatendando spesso l’interesse della gente del posto.

Si condividono ore nella stessa macchina, quindi se si riesce a parlare Inglese o la lingua locale è meglio, per evitare imbarazzanti momenti di silenzio nei quali purtroppo non si riesce a scambiare una parola. Forse l’esperienza più eccezionale che mi è capitata è stata a Kaoshiung chiedendo un passaggio verso Tainan: ero in strada e una macchina si ferma a una decina di metri da me, una signora anziana esce dalla macchina e mi fa cenno di raggiungerla. Avrà avuto una settantina di anni ma nessuna paura di farmi salire a bordo del suo mezzo, è stato davvero incredible come impavidamente abbia dato senza problemi fiducia e un passaggio ad uno sconosciuto. Purtroppo non parlava una parola di inglese e io quasi nulla di mandarino. L’unico modo per comunicare è stato tramite telefonate che ogni tanto si facevano alla figlia che parlava un po’ di inglese, anche se la maggior parte del tempo non ci siamo detti nulla. Era una signora che aveva un carisma unico, avrà di sicuro avuto un sacco di storie interessanti da raccontare.

In alcuni casi non si percorre la distanza totale fino a destinazione, ma si devono fare delle tappe intermedie. A volte può essere meglio poiché si conosce gente diversa e non si incorre nel rischio di finire gli argomenti di conversazione. Caratteristica interessante di chi mi ha dato i vari passaggi è stata la gentilezza e la disponibilità a percorrere della strada in più solo per scaricarmi di fronte alla meta da raggiungere. Di solito chiedo sempre un passaggio fino alla stazione dei treni o dei bus più vicina, fino al centro città o ovunque sia comodo all’autista in base al suo percorso. Un mezzo di trasporto pubblico provvede a coprire il resto della distanza che mi separa dall’arrivo. Mi è però spesso capitato qui a Taiwan di trovare persone ammirabili e cordiali che non hanno voluto sapere di scaricarmi in mezzo ad una strada sconosciuta e quindi quasi sempre mi hanno accompagnato a destinazione…probabilmente avevano paura che mi sarei perso.

Importante quando si è in strada e si alza il cartello per iniziare a fermare macchine è il contatto visivo con chi sta guidando. Si deve cercare di incrociare lo sguardo del guidatore e sfoggiare il più amichevole e cordiale sorriso per incoraggiare il conducente a fermarsi. A Taiwan non ho mai avuto lunghe attese: il tempo di permanenza in strada più lungo che ho avuto è stato a Kenting, dove credo di avere aspettato non più di un quarto d’ora. La media si aggirava attorno ai 5-10 minuti prima che qualcuno si fermasse e mi invitasse a salire a bordo. Questo mi ha fatto pensare molto a quanto siano ospitali e gentili i taiwanesi nei confronti dei turisti.

L’ultimo spostamento è stato verso Taipei, una simpatica famiglia composta da padre e due figlie mi hanno dato un passaggio finendo in un ottimo ristorante sulla costa per condividere il pranzo a base di delizioso sashimi e zuppa di pesce. Personaggi ed esperienza davvero indimenticabili.
All’arrivo alla stazione dei treni della capitale prima di salutarci mi fanno cenno di attendere, una delle figlie apre il baule e tira fuori una scatola, dentro una torta tradizionale del loro paese natale, un ultimo commovente regalo di questa fantastica avventura in autostop attorno all’isola di Taiwan.


Luca Sartor

Esploratore indipendente, innamorato dei paesi e delle culture asiatiche. In viaggio da sempre, vivo da anni nel continente asiatico. Seguitemi su INSTAGRAM @lucadeluchis