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Chen e la sua vita alla ricerca di trascendere due mondi: occidentale e orientale, interiore ed esteriore.


Chen è un ragazzo italiano di famiglia asiatica che è qui a Seoul per uno scambio studentesco internazionale.

“Sono nato 27 anni fa in Italia, a Belluno, quando ero piccolo mi sono trasferito in Cina per 5 anni a Shanghai, il paese natale di mio padre. Sono poi tornato nella penisola italiana, a Rimini, quando avevo 6 anni.
Qui ho iniziato ad andare a scuola: mi sono divertito molto durante le elementari, ricordo ancora quando imparavo l’Italiano guardando i cartoni animati. Ho vissuto in un ambiente fatto di un insieme interessante di più culture, con compagni di classe provenienti da famiglie del luogo, asiatiche, africane ed europee. L’amicizia, oggi come a quei tempi, è sempre stato uno dei valori più importanti della mia vita e la multiculturalità ovviamente era fondamentale in quanto cercavo sempre persone simili a me. 

L’infanzia la ricordo come un periodo bello…e brutto allo stesso tempo. Vivevo in una nuova cultura e tutto era interessante, ma vivevo anche il problema legato alla separazione dei miei genitori, non ho mai conosciuto mia madre, non è stata una cosa facile. 

Sono nato da famiglia orientale, ma sono stato influenzato molto dalla cultura italiana, la cultura nella quale sono cresciuto. Ho dovuto affrontare una situazione di adattamento culturale. 

Non è stato facile ma neanche lo reputo drammatico, in quanto sono cresciuto molto a livello personale grazie a questa situazione: sono passato tra molte difficoltà e sfide, soprattutto a livello razziale, che mi hanno insegnato molto. Da qui ho iniziato a comprendere l’importanza delle connessioni umane, dei rapporti tra le persone e soprattutto del rapporto con me stesso, sono sempre stato alla ricerca di un collegamento e un legame che avesse potuto unificare la mia doppia cultura. 

Caratteristica personale che all’inizio per me era come una condanna, ma poi ho capito essere una ricchezza. 

Condanna perché ha creato in me un conflitto emotivo legato a questa divisione culturale nella quale mi trovavo, situazione che ha generato ovviamente sofferenza.

Ricchezza  perchè questa esperienza è stata paragonabile a una porta che si apre verso lo sviluppo personale. Sono riuscito come a unificare queste due parti, queste due culture che vivono in me, arrivando a un punto dove non vedevo più nessun difetto o separazione, ho iniziato a considerare queste differenze come un riflesso mio interiore. Alla fine ho capito che i problemi erano legati al mio scaricare la colpa delle difficoltà che avevo su qualcun altro, sulle persone, sulla società, ero entrato in un gioco pericoloso del colpevole e della vittima, un gioco sadomasochista dal quale non se ne esce che distrutti. Ho realizzato che se tu ami te stesso ami anche agli altri, le persone che non ti vogliono bene è perchè hanno loro stessi dei problemi. Penso che l’umanità sia un’infinita possibilità di connessioni.

Inoltre questa situazione legata alla mia duplice cultura mi ha anche portato a iscrivermi all’università di lingue orientali a Venezia, specializzandomi in lingua cinese…idioma che avevo imparato quando ero piccolo ma che stavo scordando. 


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Alle superiori mi trovavo in una situazione di crisi esistenziale, per fortuna qui incontrai un professore che mi aiutò, dandomi parecchio a livello di saggezza e comprensione. Mi fece notare molte cose che non vedevo, mi aiutò a capire meglio la cultura italiana, con i suoi stili comportamentali e la sua storia, inoltre allo stesso tempo studiavo e incontravo gente di cultura cinese cercando un confronto e un’unione fra questi due diversi mondi, la sorte mi ha dato l’opportunità di conoscere persone che mi hanno aiutato.” Decisamente una vita che è stata una sfida sin dall’inizio quella di Chen, un impegnativo mettersi alla prova che ha accettato in modo coraggioso e che l’ha portato a diventare una persona matura alla ricerca di un modo significativo, unico e non superficiale di esistere su questo pianeta, vivendo una vita piena e il più appagante possibile.

“Dopo le superiori ho viaggiato per la prima volta all’estero con un progetto di scambio culturale, esperienza che mi ha dato la possibilità nuovamente di mettermi alla prova con me stesso grazie a tante inattese sfide. Qui ho anche conosciuto la mia prima ragazza, avevo circa 22 anni. All’inizio ero molto timido, era la mia prima esperienza in campo amoroso. Ho iniziato così ad aprirmi molto di più, soprattutto verso il mondo femminile fino a diventare una persona più matura anche in questo campo. 

Un processo di cambiamento che continuò iscrivendomi a un corso di recitazione che iniziai a frequentare, incontrando e facendo tante chiacchiere con quel professore e con altre interessanti persone, partecipando a molti eventi di danza, di sport, di cultura. Da qui in poi ho iniziato ad aprirmi molto, un punto di svolta della mia vita, dal quale considero la mia esistenza sia sempre andata migliorando, a livello di crescita personale. Come in un mercato azionario, una curva che sale sempre. 

Sono grato alla vita per le sue difficoltà e le sue gioie! 

Mi interessa molto il mondo della spiritualità, lo reputo un modo per comprendere se stessi e gli altri esseri viventi del nostro pianeta. 

All’università praticavo arti marziali, ho iniziato con karate, che mi regalò l’occasione di incontrare un maestro che mi diede molti spunti di saggezza, poi ho continuato studiando il tai chi e la meditazione, piano piano iniziai a leggere anche molti libri che trattavano argomenti esoterici, soprattutto libri sul buddismo e sul taoismo.
Mi hanno sempre affascinato i concetti legati allo studio dell’essere umano, mi sono sempre chiesto perchè l’esistenza umana fosse così particolare e così ho iniziato questo viaggio fatto di ricerca ed esperienza.” 

Ora Chen è qui a Seoul da diversi mesi per motivi di studio “Trovo che la società coreana sia una collettività dove tutte le persone si amalgamano nell’omogeneità. Ha dei lati che trovo siano positivi ma anche diversi negativi. La Corea del Sud mi piace per la sua arte, è un paese tecnologico, pratico, funzionale e sempre in progresso, attivo 24 ore al giorno, mi piace il suo stile e la sua moda. Uno degli aspetti negativi è che la maggior parte della gente vive come all’interno di una bolla, come se tutti volessero essere di un unico colore, dimenticandosi di tutte le altre tonalità. Questo brucia e toglie la possibilità di uno sviluppo alternativo, sia umano che artistico, politico, economico…” L’omologazione è un fattore che ho riscontrato in molte altre culture dei paesi che ho visitato qui attorno in Asia (ma decisamente una cosa che può essere presente anche in occidente, probabilmente in modo minore), caratteristica connessa ad una paura atavica di uscire fuori dal gruppo, dagli schemi, essere se stessi potrebbe portare all’isolamento. “Una cosa che vedo molto più forte qui nella Corea del Sud, che ha una popolazione molto influenzata dagli schemi sociali, anche quella più giovane. Questo desiderio di amalgamarsi all’omogeneità distrugge l’individualità e la creatività, ma ovviamente questa cosa non si trova solo qui nella penisola coreana.”

 

“Sono stato in molte altre nazioni qua attorno come Giappone, Taiwan, Cina, ma non ero mai stato in Corea. Ero curioso di scoprire di più su questo paese, soprattutto dopo avere incontrato un gentile professore coreano all’università di lingue orientali di Venezia.
Dovevo rimanere qui per 6 mesi e poi avevo in programma di andare a Singapore per uno stage in un’azienda locale, ad Agosto. Ma il coronavirus mi ha cambiato tutti i piani, le lezioni sono slittate per causa delle varie restrizioni. Sono arrivato a fine Febbraio, l’università sarebbe dovuta iniziare a Marzo e finire a Luglio, ma ora tutto è spostato in avanti di qualche mese. A Settembre ho finalmente iniziato e finirò a Dicembre, il prossimo mese. Dopo penso che tornerò in Italia per laurearmi e rivedere alcune persone care. Ma se qualche confine aprisse mi piacerebbe viaggiare un mesetto in giro per l’Asia. 

Il mio obiettivo è quello di diventare insegnante o lavorare in un’azienda internazionale di import/export.  

Oltre a conseguire la laurea voglio al più presto rendermi indipendente a livello economico, sto cercando di capire come funziona il mercato finanziario e degli investimenti, come il forex.”

Particolare dicotomia fra una vita super spirituale e l’interesse per il mercato degli scambi di valute: “Una persona per sviluppare la propria spiritualità e i suoi hobby e passioni ha bisogno di tempo e il tempo lo si ha quando si raggiunge l’indipendenza finanziaria, voglio non essere schiavo di una società capitalistica. Non voglio essere ricco ma voglio essere finanziariamente autonomo, avere abbastanza soldi da guadagnarmi il mio tempo libero.”

“Ripensando al passato trovo che tutti gli sbagli, gli errori, i momenti difficili sono stati motivo di crescita per me, dovevo passare da quelle strade tortuose, per crescere e diventare consapevole. 

Ho paura di rimanere solo, la solitudine mi spaventa. Anche perdermi mi spaventa, non trovare più se stessi, sarebbe orrendo.”

“L’esperienza in Corea del Sud la vedo da un lato positiva e da un altro negativa, un sommarsi di tutto, come la vita: dolce amaro…e piccante. Dolce per avere conosciuto una cultura nuova e persone diverse che mi hanno dato nuove idee. Inoltre oggigiorno qui c’è la possibilità di essere in un luogo sicuro dove abbiamo la possibilità di muoverci come vogliamo senza troppe restrizioni causate dal virus.” In Corea del Sud non ci sono mai stati veri e propri lockdown, solo dei distanziamenti (anti)sociali a vari livelli in base ai casi di contagi conteggiati, probabilmente è il paese migliore dove essere al momento. “Amaro per il bullismo di certe fasce di anziani nei confronti delle nuove generazioni, serve una giustizia per le persone giovani. E anche perché è una società piuttosto chiusa: la immagino come se fosse una rana in un pozzo, che guarda la luna ma non vede ciò che la circonda, non vede tutte le altre stelle. 

E infine piccante, perché è avventuroso stare qui…a livello di relazioni amorose soprattutto. Con i suoi alti e bassi, molti momenti gioiosi e molti drammatici. Sono qua da 8 mesi, ho avuto molte esperienze di vita, molti spostamenti da una casa ad un’altra, amicizie, alcuni problemi finanziari, ho dovuto affrontare una cultura diversa, una cultura che può farti scomparire, nel senso che ti può cambiare troppo e far diventare come la maggior parte delle persone qui: conformizzate in un sistema superficiale e frenetico. Ma è anche una cultura che può farti emergere ancora di più, in quanto ti pone di fronte a diverse prove uniche.

La libertà è quando sei cosciente della coscienza. Quando sei maestro di te stesso, puoi considerarti libero: comprendi le leggi dell’esterno e le accetti, ti avvolgono ma tu sei sereno nella tua pace interiore, vivi la tua libertà. Come una persona in prigione che sta patendo la sua restrizione massima a livello fisico e di movimento, ma che raggiungendo la pace e la padronanza di sé stesso può comunque sentirsi l’uomo più libero del mondo. Come per esempio è successo a Nelson Mandela.

“Da una parte sono soddisfatto della mia vita da un’altra no” Le risposte di Chen sono sempre molto ponderate e bilanciate. “Sono soddisfatto della mia crescita personale. Ho compreso molto di me stesso, dell’ambiente, delle persone e delle culture attorno a me. Ma non sono soddisfatto della  mia situazione finanziaria: vorrei essere più indipendente e avere sufficiente denaro per vivere in modo più decente, non voglio avere paura di arrivare a fine mese senza soldi. 

Nonostante tutto ciò sono grato alla vita. Finché sono vivo ho la possibilità di provare tutte le gioie e le tristezze di questa esistenza. 

La tristezza prima o poi finirà e arriverà la gioia.”

Ogni giorno imparare qualcosa di nuovo, mi fa sentire vivo. Quotidianamente avere un’idea che mi scombussola interiormente e una varietà di stimoli nuovi, mi dà la possibilità di imparare e crescere come persona. Imparo viaggiando e incontrando persone nuove, provando cose nuove, partecipando a dibattiti politici, sociali, economici, religiosi. L’umano funziona quando ci sono questi scambi interpersonali! 

Ma ho anche bisogno dei miei momenti di vita tranquilli, dove sono da solo e dove faccio le cose con i miei ritmi, con calma.

Nella vita tutto accade per una ragione, credo nell’astrologia e studio il sistema chiamato “human design”, legato all’energia umana: un miscuglio di astrologia cinese e greca, Kabbalah, idee relative al concetto di Chakra indiano e via dicendo. Credo che ogni persona in questo mondo sia nata con la sua specificità, individualità e ricchezza e che deve adempiere al suo ruolo in questo universo, deve camminare per la sua strada andando incontro al proprio destino e dare un valore e un senso alla propria vita. 

Auto martellarsi è importante secondo me, non è da intendersi come masochismo, ma è il distruggere il proprio sistema di credenze per continuare a crescere e creare cose sempre nuove. Il mettersi sempre in discussione, non essere ciecamente convinti delle proprie idee, non pensare di avere la verità in tasca, accettare le idee altrui, le diversità, i diversi stili di vita e di realtà di questo mondo. 

Meglio o peggio, non è importante, quello che importa è il cambiamento e l’essere sempre in movimento: come quando scali una montagna, si vuole arrivare al picco ma una volta in cima non rimani lì, torni a valle e poi ne cerchi di scalare un’altra!”

Chen mi pare che sia riuscito a superare i confini dei due mondi nei quali si è trovato a vivere, crescendo come persona trascendendo i concetti di cultura e di razza, per diventare un essere umano libero da schemi in questo pianeta, un pianeta follemente innamorato dei propri finti limiti.



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Luca Sartor

Esploratore indipendente, innamorato dei paesi e delle culture asiatiche. In viaggio da sempre, vivo da anni nel continente asiatico. Seguitemi su INSTAGRAM @lucadeluchis