– Pettersson e la sua vita davvero unica, fatta di decisioni prese al di fuori dei soliti schemi sociali.
Incontro Pettersson e il suo inseparabile amico a quattro zampe in un parco di Seoul. Oggigiorno non è facile trovare un posto per sedersi all’aperto in quanto il distanziamento (anti)sociale ha bloccato orrendamente diverse aree urbane imbrattate con nastri bianchi e rossi che paiono un enorme insulto alla vita e alla normalità. Una panchina fortunatamente è libera.
Nato 52 anni fa a Stoccolma e cresciuto a Umea, Svezia “Mi sono iscritto all’università di marketing ed economia, ma la mia passione creativa, che si stava concretizzando in quegli anni, mi ha fatto scegliere un corso breve di un paio di anni, finendo gli esami giusto per avere un titolo di studio. A 16 anni ho aperto con degli amici un solarium e allo stesso tempo ho iniziato a fare il DJ in feste, acquistando l’impianto audio e luci. Dopo breve tempo iniziai a diventare piuttosto conosciuto in Svezia e a suonare i miei dischi anche in Finlandia e Norvegia. Un periodo felice nel quale diventai un DJ professionista e dove iniziai la mia carriera. Negli stessi anni ho aperto con degli amici una casa discografica per DJs e facevo da manager in un ristorante di hamburger messicani”.
Durante questa fase movimentata della vita di Pettersson diverse cose accaddero: “Purtroppo dopo poco tempo mia madre si ammalò e in circa un anno venne a mancare, nello stesso periodo il mio socio d’affari scoprì di avere un tumore al cervello e la mia ragazza del tempo mi lasciò. Un momento delicato che mi spinse a pensare a cosa fare della mia vita e quale sarebbe stato il prossimo passo.” Come spesso capita gli shock imprevisti sono le cause dei nostri più grandi e importanti cambiamenti delle nostre esistenze, chi riesce e ha energie a sufficienza per reagire e sfruttare al meglio la situazione può fare un buon balzo in avanti, come fece il nostro amico: “Contattai un’agenzia internazionale che gestiva DJs da ogni parte del pianeta e ottenni un contratto in Thailandia dove cercavano qualcuno come me per l’apertura di un nuovo super rinomato hotel a Bangkok. Suonai i dischi per sei mesi nel club della struttura alberghiera appena avviata. Un ambiente molto interessante, soprattutto per quel che riguarda il mio mestiere, in una vivacissima città cosmopolita con moltissimi club, uno dei posti più caldi per i DJs di tutto il mondo.”
“Fu così che iniziai la mia avventura in Asia.”
Un’esperienza di diversi mesi nel continente asiatico è qualcosa che spesso lascia i segni: tornare alla vita di tutti i giorni in Europa non è facile, l’energia di questi paesi è affascinante e stregante!
“A fine contratto tornai in Svezia e qui realizzai che il mio paese natale non era più il posto che faceva per me. Decisi quindi di contattare un’agenzia di Singapore e lo stesso giorno mi risposero per propormi un contratto in Corea del Sud. La posizione questa volta era molto più impegnativa: oltre che girare i dischi come DJ mi diedero il compito di gestire tutta l’area intrattenimento del club all’hotel Intercontinental. Dovevo occuparmi del marketing, dell’ideazione e promozione di contenuti per le serate e gli eventi, delle sponsorships e via dicendo. Un gran cambiamento. Era il 1993, avevo solo 24 anni e mi ritrovai a gestire un progetto che esigeva molta responsabilità, causandomi qualche mal di testa e stress.” Questa era la prima volta che il nostro Pettersson approdava in Corea del Sud.
“Dopo un anno il contratto terminò e venni mandato ad Abu Dhabi: altra esperienza da DJ in un club internazionale in un famoso hotel. Qui incontrai gente da ogni parte del mondo, ricchi arabi e anche membri della famiglia reale. Esperienza simile si ripete quando fui mandato a suonare i dischi a Bombay in un club riservato a personaggi dell’alta società e super vip dello spettacolo. Quando il contratto volse al termine mi chiesero di rimanere ma trovai un’altra posizione lavorativa che faceva per me nel Brunei, avventura che mi interessava provare a vivere. Ero il DJ personale della famiglia reale, il primo uomo a essere assunto per questa posizione qui in quanto precedentemente erano state selezionate solo donne per il ruolo. Un’esperienza del tutto nuova, sia per quel che riguardava il numero di persone per le quali dovevo girare i dischi sia per la loro alta posizione sociale. Lavoravo per intrattenere con luci e suoni gli ospiti della famiglia reale: molte superstar, cantanti famosi (ricordo tra di loro Michael Jackson), ricchi imprenditori, membri di famiglie reali da altri paesi erano fra gli invitati. Due anni davvero interessanti, pur avendo un contratto a tempo pieno fortunatamente non ero impegnato tutti i giorni. Passai molto tempo a esplorare il piccolo e super lussuoso stato asiatico, sembrava di stare in un mondo di fantasia!
“Tornai in Svezia per un anno, continuando qui la mia carriera di DJ. Nel 2000 mi concessi un viaggio in Asia di tre mesi dove mi gustai una meritata pausa. Avevo 32 anni.
Mentre mi stavo gustando le mie giornate libere un amico, che viveva in Corea del Sud, mi offrì di tornare a Seoul per suonare in un club dell’hotel Hilton nella capitale. Accettai”
Dopo sette anni dalla prima visita nel paese Pettersson torna nella penisola coreana. Anche se può sembrare poco tempo, in un paese asiatico dai ritmi super veloci come la Corea del Sud, sette anni sono molti, tante cose si modificano in fretta. “Ho notato un gran cambiamento nel paese dalla prima volta che lo visitai e nel quali vissi per un anno. Sia a livello sociale che strutturale. Allora non c’erano tutti questi insegnanti d’inglese, ma questa volta si stava iniziando a creare una comunità piuttosto vasta di stranieri, la corea stava iniziando a diventare un paese conosciuto e visitato, soprattutto grazie al K-Pop e ai film. Molte persone iniziarono a viaggiare qui e alcuni a stabilirsi. Prima pochi conoscevano la Corea del Sud.”
Anni intensi nei quali la vita di Pettersson si stava iniziando a stabilizzare “Iniziai come DJ a contratto nell’hotel e proseguì come freelancer in diversi club di Seoul. Il sistema in questi locali era piuttosto interessante e unico e volevo provare questo tipo di esperienza nuova per me: si suonava per 25 minuti e successivamente un altro DJ prendeva posizione ai piatti. Mi capitava di suonare in cinque club diversi in una notte sola. Un lavoro sette giorni su sette che mi impegnò per circa 10 anni.
Nello stesso periodo incontrai mia moglie e iniziammo a vivere assieme. Dopo poco ci sposammo.”
La società coreana a quei tempi era piuttosto diversa da quello che è oggi, soprattutto per quel che riguarda gli stranieri che vivono qui, che stavano iniziando ad arrivare durante quegli anni. “Ero una sorta di pioniere. Iniziai a partecipare e ad essere intervistato in alcuni spettacoli televisivi in quanto la gente era interessata a vedere e conoscere le reazioni degli occidentali. Il mio stile fatto di barba, vestito nero e capelli rasati non mi faceva passare inosservato, la gente era molto incuriosita da me e capitava che mi riconoscessero per strada.”
Dopo molti anni di vita nomade Pettersson decide di stabilirsi qui nella Corea del Sud “Ho visto e vissuto in molti paesi, ma qui mi sono trovato bene, tutto è molto dinamico e Seoul è una città dove da subito ho capito che avrei potuto trovare un lavoro e vivere una vita piuttosto normale. La Thailandia per esempio mi piaceva molto ma la vedo più come una meta per le mie vacanza che come posto dove mettere le mie radici.”
La voglia di cambiare e soprattutto di essere indipendente inizia a prendere forma “Nel 2010, dopo 10 anni qui in Corea del Sud abbandonai la vita da DJ.”
“Per guadagnarmi da vivere iniziai, assieme a mia moglie, ad affittare due delle tre stanze della casa dove abitavamo. Allo stesso tempo insegnavo e facevo da comparsa in diversi TV show, serie TV e film.
Eravamo inoltre interessati nel business dei mobili di seconda mano: molta gente che viene ad abitare a Seoul di solito non sa per quanto tempo ci rimarrà, quindi il mercato dei mobili usati è piuttosto redditizio. Compravamo e rivendevamo sofà, tavoli, frigoriferi, televisori…”
Uno dei mestieri più diffusi qui in Corea del Sud è l’insegnante d’inglese, ma subito dopo il lavoro più in voga, per stranieri che decidono di fare soldi da queste parti, è quello di attore per pubblicità o film. “Molte persone vengono qui solo per questo; secondo me la Corea del Sud è uno dei mercati del lavoro più importanti dove la figura di modelli per spot o per film è richiesta. Iniziai ad aiutare un’agenzia di casting di un amico, grazie alle molte conoscenze sviluppate negli anni di lavoro, che ho sempre svolto da una vita, ero facilitato nel trovare gente adatta ai vari ruoli. E dopo qualche tempo ho aperto la mia compagnia privata di modelli e modelle, era l’anno 2012. All’inizio non fu facile, soprattutto per quel che riguarda il capitale iniziale da investire.”
Lavoro che ha tenuto impiegato il nostro Pettersson fino a oggi “Ho iniziato a lavorare sin da quando ero molto giovane e non ho mai smesso. Ora ho deciso di prendermi il mio tempo e rallentare con i ritmi lavorativi, concedendomi più spazio personale e non stressandomi troppo con il mio business, sto cercando di godermi di più la mia vita.”
“Raggiunti i 50 anni ho iniziato a rallentare i miei ritmi e coltivare quello che mi piace fare: andare in bicicletta, fare escursioni in montagna, andare al fiume e prendermi vacanze in giro per gli altri paesi asiatici. Mi piace la costa Est della penisola coreana e viaggiare in moto attorno al paese. Fuori dalla megalopoli di Seoul si possono ancora trovare interessanti cittadine più tradizionali e villaggi di pescatori.”
Vivere all’estero e soprattutto in una società che si sta aprendo solo ora come quella coreana spesso non è facile, soprattutto per quel che riguarda l’integrazione con la gente del posto, gli chiedo quale sia la sua esperienza. “Lavoro tramite la mia agenzia costantemente con i coreani, ci sono delle difficoltà nella comunicazione a volte, ma ho imparato il coreano e questo mi permette di esprimermi più facilmente con la gente del luogo. Vengo accettato più facilmente anche grazie alla mia età e alla mia decennale esperienza nel paese. L’età qui in Corea è molto importante, la gente ha molto più rispetto di chi è più anziano. Parlo sempre con i miei vicini, mi conoscono nella zona, spesso mi siedo con loro a fare un paio di chiacchiere. Questo mi permette di entrare più a contatto con la cultura locale e non essere imprigionato in una bolla come altri stranieri residenti qui potrebbero esserlo, socializzo più che altro con la gente del posto e non solo con gli expat. Non voglio essere segregato nella comunità degli stranieri che vivono a Seoul.”
Rispetto a molti altri paesi che ho visitato e nei quali ho vissuto ho notato che è molto più difficile per chi non è nato qui aprire una propria attività o trovare un lavoro che non sia insegnante d’inglese o modello…chiedo come la vede “Di solito gli stranieri trovano lavoro in grandi multinazionali, come Samsung o LG. Altri vengono qui a studiare dall’estero, si specializzano e imparano la lingua e poi vengono assunti in alcune aziende nel paese. Non è di sicuro semplice per una compagnia straniera, ma ci sono molti immigrati che hanno aperto ristoranti e piccoli negozi, diversi di loro provengono dal medio oriente, soprattutto nella zona di Itaewon. C’è anche una quantità di imprenditori che importano ed esportano prodotti di ogni genere.”
Mi incuriosisce sapere quale sia la parte positiva della Corea “La vita qui è conveniente: si possono avere tutte le comodità che uno vuole, tutto è moderno. Inoltre ci sono ottime infrastrutture, gli ospedali sono super efficienti e a livello governativo tutto funziona bene.”
E quella negativa…”Tutto è così veloce, tutto qui è “pali pali” (espressione molto utilizzata qui nel paese asiatico che, in coreano, vuol dire “veloce veloce!”), una vita piuttosto stressante. Spesso i coreani sono spinti dal sistema a diventare egoisti, lo puoi vedere da come ti spintonano in metropolitana. Inoltre capita spesso che la gente parli e prometta tante cose…ma alla fine non si sa se sia vero quello che ti viene detto. Non ci si può mai fidare del tutto in quanto molto qui è solo facciata, per apparire, per far vedere che si vale qualcosa. Ho imparato a non farmi coinvolgere troppo emotivamente da questo atteggiamento, ascolto e faccio un passo indietro, perché so che non tutto quello che viene detto e promesso si potrà realizzare.”
“Mi piace vivere all’estero. La Corea del Sud rappresenta la mia base. Da qui posso muovermi un pò ovunque e viaggiare dove voglio. Sono contento della mia vita ora, potrei cercare di fare più soldi per avere più cose, magari comprare una casa più grande ma preferisco godermi delle cose semplici. Mi interessa essere in equilibrio, i ritmi di vita lenti, perchè quando inizi a rallentare inizi anche a pensare alla tua vita, a cosa stai facendo e inizi a goderti il tempo che hai a disposizione” Una caratteristica che ho notato spesso in altre persone che ho incontrato, da ogni dove, rallentare ti permette d’iniziare a pensare. Cosa impossibile con i soliti stressanti ritmi di questa vita frenetica nella quale siamo quasi tutti intrappolati. “Mi piace conoscere nuova gente, creare con loro una bella conversazione stimolante e imparare dalle esperienze altrui”
Gli chiedo dei progetti attuali e futuri: “Continuo sempre con il mio lavoro, ma essendo ben organizzato per la prima volta nella mia vita ho molto più tempo per me e quindi ho più libertà, ora ho la possibilità di scegliere quello che voglio fare. Prima ero molto più focalizzato nelle sfide con me stesso e nel guadagnare soldi lavorando duramente, ma ora ho la possibilità di godere di più di una vita tranquilla e bilanciata. Ora ho la scelta di lavorare o di passare tempo per me senza lo stress di pensare a fare soldi. Non sono pensionato, ma posso scegliere come impiegare il mio tempo. Questa per me è libertà. ”
Dopo decenni di vita nei club cosa ti manca? “Non mi manca la vita da DJ. Ma mi piace comunque suonare i dischi per divertimento. Non voglio tornare a un lavoro a tempo pieno, non voglio vivere per lavorare, voglio avere il controllo sulla mia vita e sulle mie decisioni personali. Non voglio solo sopravvivere. Molte persone, come qui in Corea, vivono e lavorano fino alla fine dei loro giorni. Non si godono la propria esistenza come dovremmo tutti fare. Abbiamo solo un certa quantità di tempo da vivere, la vita è fatta di decisioni che dovrebbero portarci a essere più felici e liberi, dipende da te e dalle tue scelte. ”
Cosa si può imparare dalla tua esperienza? “Ho sempre seguito l’istinto, quindi consiglio a tutti di fare lo stesso. Prendi la vita più leggermente. Fai le cose che ti piacciono, prendi le tue decisioni personali e non basare la tua vita sulle responsabilità che la società e i governi ti mettono addosso…devi comprarti una casa, ti devi sposare, devi trovare un lavoro, devi fare figli, devi, devi, devi… Per esempio fare figli è una cosa fantastica che ti cambia la vita, ma non è di certo per tutti avere questo tipo di responsabilità e impegno per più di 20 anni. Alcuni possono non sentirsi di affrontare qualcosa che è prestabilito dalla società. Il governo vuole che tu lavori, produca e paghi le tasse, per sostenere il sistema stesso ma cerca di uscire da questo tipo di vita.
Non seguire quello che fanno gli altri e che devi fare secondo gli schemi sociali, ma prendi le decisioni da te stesso. Segui la tua strada e scegli quello che ti piace fare e che ti fa sentire bene.
Non a tutti piace un lavoro autonomo, molti hanno bisogno di un capo da seguire e di regole, se no si sentirebbero persi.
Alla gente non piacciono i cambiamenti in generale, non si sentono bene in qualcosa che non conoscono e del quale non hanno ancora avuto esperienze, non sapendo cosa accadrà, quindi rimangono nella loro routine e non prendono decisioni, questo è probabilmente cosa accade al 90% delle persone. Ma uscendo dalla routine spesso succedono cose inaspettatamente positive…quindi prendi le tue decisioni e i tuoi rischi e vivi una vita libera.”