– Sarò il tarlo nella tua costruzione errata
Una donna fissa immobile la gigantesca faccia dai tratti di plastica raffigurata in un cartellone pubblicitario in una delle tante stazioni della metropolitana.
Non ci sono altri rumori se non dei passi delle persone che scendono e salgono le scale, generando un suono opaco che si espande trasmettendo un senso di stanchezza, sincronizzandosi, come in una marcia militare che omologa e fonde tutti assieme.
La giovane ragazza dell’annuncio osserva con un sorriso vuoto le persone che passano e si dirigono a prendere i treni che li condurranno verso ogni dove in questa gigantesca città. Ha un’espressione totalmente assente, una maschera che deve per convenzione sociale sembrare serena e sempre in linea con i canoni di bellezza preconfezionata in un superficiale inseguimento verso la perfezione esteriore, dove la forma ha definitivamente ucciso la sostanza.
La donna tiene le spalle basse, le mani sono agganciate alla maniglia della borsetta che stringe forte. Controlla il suo smartphone, nessun messaggio ricevuto. Un’inconsapevole repressione dello spirito si condensa in un sospiro.
I passanti vengono riflessi nei suoi occhi, mentre i pensieri iniziano a non farle più sentire i suoni delle vite che stanno freneticamente circolando attorno a lei, avvolgendola.
A un tratto la ragazza del cartellone pubblicitario inizia a parlare alla donna:
“Dov’e’ la tua anima? Dov’è la tua individualità? Dov’è la tua libertà di essere quello che sei, al di fuori dello stampo prodotto dalla manipolazione di una società che ti ha piegato sin da subito? I valori che condividi, i pensieri che hai in testa, quello che ritieni giusto o sbagliato, i doveri, le responsabilità, tutto questo da dove arriva? È tutto questo forse stato generato in modo da tenerti sotto controllo? Sei diventata un elemento del sistema che non ha altro scopo se non il mantenimento del sistema stesso, un sistema che si e’ costruito sotto le leggi di una mente che ha paura di tutto.
Hai inglobato per fiducia ordini e regole che ti hanno sempre tenuta in una bolla, una bolla che protegge la tua vita e la comunità nella quale vivi, ma che allo stesso tempo ti tiene distante dal tuo modo di sentire e di esprimerti unico e individuale, cosa che ti ha portata a grandi frustrazioni.
Il sistema educativo ti ha spinta a conformarti e ad adeguarti alla società, rendendoti una perfetta cittadina che insegue i percorsi preconfezionati: ottieni un’educazione, trovati un lavoro, fatti un mutuo e comprati una macchina, una casa, sposati, sii alla moda, fa qualche figlio e aspetta di essere sostituita da qualcuno più giovane di te che possa continuare a sostenere e perpetuare il sistema.
Hai ricevuto un’istruzione, regole e condizionamenti che quasi mai ti spingeranno a osservare i tuoi comportamenti, a osservare le tue reazioni, a osservare i tuoi pensieri per cercare di migliorarti come essere umano, un essere che non è su questo pianeta solo per sopravvivere o per impressionare e attrarre l’attenzione delle persone alle quali non interessa nulla di te. Cercando di farti vedere da loro come qualcuno che cerca di essere buono, di essere ricco e di essere importante, un’illusoria esistenza che ti ha solo trasportata verso la sofferenza.
La ricerca di una libertà interiore non è mai stata contemplata e non ti è stata insegnata. Ti sono stati dati rigidi schemi preimpostati da seguire, dimenticando la vera natura della vita, che si basa su continui cambiamenti.
Sei sempre stata tenuta lontana da una vera educazione, che avrebbe dovuto portarti verso il tuo sviluppo individuale, incoraggiandoti a scoprire le tue proprie uniche qualità, dandoti le possibilità e gli strumenti per raggiungere una maturità mentale libera da soffocanti schemi obsoleti, insegnandoti a non seguire il percorso di altri ma ogni giorno trovare il tuo proprio unico modo di esistere in questa realtà.
La bolla è definitivamente tangibile, la si vede nei tuoi occhi e in quelli della gente che stanno passando attorno a noi, la si percepisce nelle loro anime frustrate e stanche, in cerca di un qualcosa che non hanno più considerato parte delle loro vite, ma che a volte avvertono e non capiscono, la loro piccola parte di essenza dimenticata e mai coltivata…in quanto ti sei solo e sempre identificata con il mio meccanico e privo di sincerità sorriso artificiale.”
È inverno, tutte le persone indossano lo stesso cappotto lungo di colore scuro per ripararsi dal freddo. Un gregge di pecore addomesticate che è sempre in cerca di un pastore, ma che per pigrizia e facile influenzabilità è mai intenzionato a trasformarsi nella tigre che è pronta a tutto per raggiungere la cima della sacra montagna.