In un angolo in penombra di una stradina secondaria del centro di Kuala Lumpur un uomo dalla corporatura piuttosto abbondante è sdraiato su un cartone, ha la camicia sbottonata e la pancia che straborda dai pantaloni, è talmente sovrappeso che pare non si riesca a muovere da terra.
La luce di un neon lo illumina a metà lasciando intravedere il suo volto, ha gli occhi che fissano il cielo di questa calda ed umida notte malesiana.
Di fianco a lui è seduta per terra una ragazza di circa 30-35 anni, dal viso dolce e grazioso, probabilmente sua moglie. La ragazza porta il velo, qui una buona parte della popolazione è musulmana.
Parla con lui.
Di fianco alla coppia due bambini di circa 5 anni, che molto probabilmente sono i loro figli, giocano sul marciapiede correndo dietro ad un giocattolo di plastica che fa tanti rumori e luci.
Gridano felici.
Come una scena di famiglia nel loro salotto riportata in mezzo alla strada tra i grattacieli della città.
Il tizio sdraiato si tira lentamente su, si siede con la schiena contro il muro, si chiude un paio di bottoni della camicia, beve un sorso d’acqua impugnando con le sue mani dalle dita cicciottelle una bottiglia di plastica lì vicino a lui. Ha la faccia simpatica.
Sorride sereno.