– Erano un gruppo marcio perché rappresentavano con i loro affascinanti folli gesti
quello che la loro anima non poteva più sopportare.
La monotonia della ripetizione del conosciuto, quotidianamente perpetuata e generata dall’imperfetta idea di una soffocante sicurezza proiettata in un inesistente futuro, accidentalmente può diventare, per alcune anime, una spinta decisiva per evadere dalla struttura mentale dalle sbarre d’oro fatte di condizionati pensieri.
In una città dalle insegne al neon decorate con caratteri sconosciuti che creano affascinanti geometrie luminose un uomo è seduto in un coffee shop addobbato con ogni tipo di oggetto che il proprietario e’ riuscito a recuperare dagli anni 80. Indossa occhiali da sole nonostante la luce nel locale sia delicatamente scarsa. Comodamente appoggiato al morbido schienale imbottito della sua poltrona in stile gotico, braccia conserte, impassibile, fissa il muro con appeso un enorme specchio riflettente il bancone alle sue spalle.
Il torbido liquido di fronte all’uomo e’ totalmente dimenticato, passano diversi minuti prima che inizi a dare cenni di vita. Si volta verso di me, per qualche istante mi rifletto nelle lenti dei suoi occhiali. Inizia a parlarmi, domandandomi cosa stia facendo in questo paese sconosciuto.
Una domanda alla quale a volte non so bene come rispondere. Non sembra comunque avere fretta di sentire quel che ho da dirgli, si avvicina al tavolino in legno e sorseggia il suo caffè, come se non mi avesse mai rivolto la parola.
Ho iniziato questo viaggio molto tempo fa, a volte dimenticando le motivazioni che mi hanno spinto a intraprendere questa inaspettata avventura.
Posa la tazzina con dentro lo scuro infuso, continuando a mantenere un distaccato contatto visivo. Le palettone del ventilatore appeso al muro sembrano come rallentate dalla sua presenza.
– Molte persone sono spinte al soffocare l’innata curiosità e la possibilità di sperimentare nuove percezioni, tendendo a replicare la stessa giornata in un ciclo continuo che li porta noiosamente verso lo svuotarsi abituale dell’anima. Si perseguono ritmi di vita considerati inevitabilmente unica soluzione di sopravvivenza su questo bizzarro pianeta. Lo stile di esistenza nelle varie società nelle quali pretendiamo di essere vivi è diventato del tutto simile, monotono, sterile e le persone si sentono frustrate e private di energie perché hanno smesso di fare esperienze, perché hanno smesso di creare qualcosa di unico esprimendosi liberamente, perché hanno smesso d’inseguire un gradevole e indispensabile stato di libertà. E tutto questo lo chiamano sicurezza. – Mi dice.
La libertà comporta elevati costi che di sicuro non tutti vogliono affrontare – Gli rispondo.
Il barista dall’acconciatura punk e tatuaggi sul collo sta maneggiando una tazza, del fumo sta sfiatando dalla grande macchina per il caffè dietro di lui.
– Siamo come pesci che hanno smesso di percepire l’acqua nella quale nuotano. – Si alza e cordialmente mi saluta con un lieve cenno del capo.