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La vita matrimoniale nella Corea del Sud raccontato dal punto di vista di una donna di Seoul.


Incontro Mrs. Lee in un bar a Seoul, è pomeriggio inoltrato e la gente inizia a uscire dagli uffici: alcuni si dirigono verso i ristoranti per la cena, altri ai bar per bere qualcosa e rilassarsi, altri tornano a casa dalle loro famiglie. È una bella giornata di inizio autunno, ordiniamo un paio di birre e iniziamo a parlare della sua vita.

“Sono nata 45 anni fa in questa grande città, 20 dei quali li ho vissuti all’estero. Mi sono laureata in America presso una delle migliori università di belle arti del paese, per poi tornare qui nella Corea del Sud e sposarmi, al tempo avevo circa 25 anni.” Una vita piuttosto particolare per una persona della sua età, in quanto non era proprio facile viaggiare o espatriare, per una famiglia coreana, a quei tempi. Di sicuro le esperienze che ha vissuto l’hanno portata ad avere una mentalità differente e più aperta rispetto a chi non è mai uscito da questo paese. “I primi due o tre anni che ero di nuovo qui a Seoul li ho passati piuttosto felicemente, lavorando come freelance e viaggiando parecchio.” 

Presto le pressioni e gli schemi sociali, seppur proveniente da una famiglia moderna e dalle ampie vedute, la spingono a trovare un marito. “Ero la prima di tre sorelle e…la più anziana va via per prima…” Tradizione vuole che la primogenita si debba sposare per prima, mentre le altre sorelle o fratelli devono aspettare il loro turno.

“In Corea c’è la tendenza di sposarsi tra persone che appartengono allo stesso ceto sociale, soprattutto per quel che riguarda le famiglie più ricche. Ci sono delle agenzie che sono specializzate in organizzare gli incontri al buio. Spedisci una foto e un’introduzione e trovano il modo di farti sposare.” Molte coppie ancora oggi hanno appuntamenti galanti al buio organizzati, per conoscersi, nel fine settimana nelle caffetterie degli hotel per tentare la fortuna. Questo tipo di incontro orientato al trovare marito e moglie si chiama, in coreano, Seon (선) e solitamente sono le famiglie a richiedere l’appoggio di queste agenzie di intermediari amorosi per i loro figli. “Ho provato parecchie volte ma senza successo, probabilmente ho incontrato un centinaio di uomini, ma non c’è mai stata affinità. Il problema era legato ai pregiudizi che le persone che ho conosciuto avevano nei miei confronti in quanto ho vissuto molti anni fuori dal mio paese. Caratteristica che li spaventava solitamente, in quanto pensavano che sarei stata di mentalità troppo indipendente e molto più “difficile da gestire”, volevano una donna “tranquilla”. Purtroppo la mia idea non aveva molto conto nella scelta, è sempre l’uomo che decide se la donna va bene o no per il matrimonio. Potevo rifiutare, ma ero stanca di continuare a incontrare persone diverse per il matrimonio e le pressioni famigliari mi hanno spinta ad accettare in fretta e senza pensarci troppo un uomo al quale piacevo.” Ma che purtroppo non era di sicuro la sua anima gemella, o almeno qualcosa di compatibilmente simile. 

“Ci siamo sposati dopo circa due mesi che ci siamo frequentati. Anche se in tutto ci saremo visti forse 3 o 4 volte nei fine settimana e durante gli incontri non c’era molta comunicazione fra di noi. Non mi ha neanche chiesto di sposarlo, è stato suo padre che un giorno, quasi come in una trappola, mi ha mostrato il calendario con una data precisa nel quale sarebbe stato auspicabile il nostro matrimonio…non ho avuto tempo di pensare o la forza di dire di no.” Non proprio qualcosa di romantico e spontaneo, una situazione che purtroppo ho visto in molte altre coppie qui nella Corea del Sud. Sposarsi sotto queste pressioni sociali e famigliari è come un gioco d’azzardo dove la posta in gioco è la futura vita dei due coniugi. A volte funziona ma altre no…“Per fortuna le nuove generazioni sono meno sottomesse a questi schemi, molto più indipendenti e liberi, anche se questa libertà ha i suoi problemi. Molte coppie si separano facilmente, non si crea un vero legame duraturo e i valori familiari non sono più forti come lo erano.” Come sempre tutto ha un pro e un contro.

Quindi le due famiglie, dopo aver pattuito il destino di Mrs. Lee e il suo futuro sposo, non hanno avuto altro da fare che aspettare il giorno del matrimonio. “Le cerimonie spesso sono organizzate in sale per ricevimenti di matrimoni, che sono praticamente delle fabbriche che producono famiglie. Entra una coppia, la si sposa in 30 minuti e poi sotto un’altra…!” Il matrimonio qui in Corea del Sud dura una giornata, a differenza di altri paesi qui intorno dove uno sposalizio può impegnare parecchie giornate.



Quindi da un giorno all’altro la mia amica si ritrova sposata…“Tutto è successo cosí rapidamente, quasi non me ne sono accorta o resa conto.” Le scelte come questa, influenzate pesantemente dalle famiglie e da pressioni sociali, a volte portano a compiere atti dei quali non siamo del tutto coscienti.

“Abbiamo iniziato a vivere assieme dal primo giorno di matrimonio, prima non avevamo mai convissuto. Ma purtroppo ho iniziato anche a rendermi conto che non avevo nulla in comune con mio marito.” Questa è un’altra caratteristica che ho notato in molte coppie che ho incontrato qui nel paese asiatico. “La nostra vita era molto differente, soprattutto perché io avevo viaggiato e vissuto fuori dalla Corea per lungo tempo e lui era una persona dalla mentalità molto tradizionale. Spesso mio marito tornava a casa dal lavoro e neanche mi rivolgeva la parola perché stressato dalla giornata. Ho provato a fare del mio meglio per fare funzionare la relazione, avevo molte speranze all’inizio, pensavo che avrei potuto cambiare la situazione e migliorarla. E poi sono rimasta incinta della prima figlia.” Una volta che si ha un figlio la relazione è piuttosto consolidata, difficile riuscire a togliersi da questa situazione anche se si vuole. Il divorzio è tollerato, soprattutto oggigiorno, ma non è facile separarsi se si è sposati con prole. I figli potrebbero venire incontro a discriminazioni sociali: “spesso vengono guardati dall’alto in basso, quindi si cerca di evitare il divorzio se si hanno figli anche se la relazione è ormai un disastro. A volte i ragazzi sono sottoposti a grande stress e iniziano ad avere dei problemi come depressione o disordini di vario genere. Una volta che i figli hanno raggiunto un’età matura (attorno ai 20 anni) si può prendere in considerazione l’idea di lasciarsi.”

“Dopo poco tempo è nata la seconda figlia e poi abbiamo avuto un figlio” Importante per una famiglia coreana avere un figlio maschio, sia per quel che riguarda il tenere in vita la stirpe sia per quel che concerne le tradizionali cerimonie di rispetto verso gli antenati defunti nel quale il maschio è coinvolto. “Ma oggi le cose si sono un pò invertite in quanto si è capito che solitamente le figlie sono quelle che aiutano di più quando i genitori diventano vecchi”


“La mia vita in casa non era troppo felice: presto ho scoperto che mio marito mi aveva sposata solo per interesse, sperando che mio padre avrebbe potuto aiutarlo nella sua carriera professionale. Inoltre non si è mai curato dei figli o di aiutarmi nelle faccende di casa. Il ruolo della moglie qui in Corea del Sud tradizionalmente è legato alla crescita dei figli, al mantenere la casa ordinata e a cucinare i pasti. Ho iniziato anche a lavorare di nuovo in quanto mio marito, dopo che mio padre decise di non aiutarlo, mi disse che non mi avrebbe dato piú soldi da spendere per me.”  Per fortuna non tutti i padri sono così qui nella penisola asiatica, per quel che ho visto in genere si prendono piuttosto cura dei figli, soprattutto nel tempo libero nei weekend.

Altro elemento di tensione nella vita di molte donne coreane sposate è rappresentato dalla famiglia dello sposo: soprattutto i suoceri, piuttosto pressanti e ficcanaso. “Per loro il figlio è il meglio del meglio, una sorta di re che la sposa deve riverire e accudire. Mia suocera spesso chiama per controllare se il figlio prediletto sta bene e se mi sto prendendo cura di lui. La donna spesso deve anche cucinare per loro, durante le varie festività, i pasti tradizionali.” Oggigiorno per fortuna le cose stanno cambiando un pò, le donne stanno diventando più indipendenti, diversi mariti stanno iniziando ad aiutare in casa. “Diverse persone non si sono neanche sposate ancora, sebbene siano oltre i 30 anni. Molte donne lavorano, cosa che ha creato un’indipendenza economica che le permette di essere più libere dagli schemi e dalle pressioni sociali. Vogliono vivere una vita più appagante, ma allo stesso tempo c’è molta più solitudine, molta gente che muore sola.” Caratteristica che si può notare in molti paesi industrializzati e sviluppati, più soldi si hanno e meno c’è il desiderio di impegnarsi in una relazione stabile. “Si stanno anche creando movimenti femministi che stanno cambiando le cose nella società coreana. A volte però la situazione può rivelarsi un pò sbilanciata”.

Una caratteristica che mi ha colpito è che spesso le coppie sposate vivono in camere separate, quasi come fossero due estranei nella stessa casa e Mrs. Lee mi conferma questa situazione. Inoltre aggiunge: “Non spendiamo molto tempo assieme, ogni due settimane circa usciamo a cena con i tre figli, ma nulla di più.” Per fortuna il rapporto con i suoi figli è totalmente diverso e appagante.

Le chiedo se c’è qualcosa di positivo in questa relazione “Sono contenta che mio marito sia sempre stato fedele. Molte persone nella sua posizione sociale e del suo mestiere di solito, qui in Corea, cercano di rilassarsi dopo una giornata di duro lavoro stressante ubriacandosi e andando in qualche “Room Salon”.” Questi ultimi sono locali dove si beve con giovani ragazze e pagando qualche extra le si può portare in un hotel per spendere la notte assieme. “Mio marito si rilassa borbottando in continuazione…”. Discutiamo sul fatto che non solo gli uomini tradiscono il partner, ma succede molto spesso che anche le donne abbiano una fuga dalla loro relazione, soprattutto quando il legame diventa solo più una forzatura sociale. 

Le chiedo la sua situazione attuale, dopo circa 25 anni di matrimonio: “Mi sento molto più libera e con meno stress di prima, soprattutto ora che i miei figli sono adulti e so di essere stata una buona madre per loro. In Corea ci sono molte pressioni e tensioni famigliari legate all’università frequentata dai figli, la gente giudica i ragazzi in base all’esame di accesso per un istituto importante. Se i figli non sono in un’università rinomata si è considerati negativamente dalla collettività. Ma i miei pargoli hanno passato con successo questa fase, sono stata brava!”

Le chiedo se si risposerebbe di nuovo se potesse tornare indietro nel tempo…“Sapevo che me l’avresti chiesto.” Ride. “L’unico motivo per il quale rifarei questa esperienza è per avere i miei figli.”

Cosa succederà quando i tuoi figli troveranno la loro strada e lasceranno casa? “Questo mi spaventa. Non so bene cosa accadrà. Preferirei rimanere con mio marito e non divorziare. Tentare di essere amici e sviluppare un rapporto e una comunicazione migliori, provare ad avere più cose e interessi in comune. So che non è facile … Ma c’è sempre un modo per migliorare le nostre vite!”.

(People in the pictures are random humans, not Mrs. Lee!)




Luca Sartor

Esploratore indipendente, innamorato dei paesi e delle culture asiatiche. In viaggio da sempre, vivo da anni nel continente asiatico. Seguitemi su INSTAGRAM @lucadeluchis